LE TERRE DI ULISSE
ARIANNA ART ENSEMBLE
Debora Troìa, canto e recitazione
Mario Crispi, strumenti a fiato etnici
Federico Brigantino, violino
Paolo Rigano, chitarra barocca, oud, colascione
Silvio Natoli, tiorba, bouzouki, colascione
Cinzia Guarino, clavicembalo, qanun turco
Giuseppe Valguarnera, percussioni etniche
Programma
- Troia – Turchia
- Durme Durme (tradizionale sefardita,Turchia)
- Dere Gelior Dere (tradizionale)
- Isola del sole – Sicilia
- O vui ch’un cori avistivu (raccolta Abate A. Scoppa)
- Tarantella siciliana ( raccolta G. Meyerbeer)
- Terra dei Lotofagi – Tunisia
- Adrar (trad. Tunisia)
- Terra dei Lestrigoni – Sardegna
- No potho reposare (trad.)
- Ninfa Calipso – Spagna
- Jacaras (S. De Murcia, 1673-1739)
- Vaya pues rompiendo l’aire (S. Duron, 1660-1716)
- Canario (G.Sanz, 1640-1710)
- Terra dei Ciconi – Tracia
- Bucimis (trad. Bulgaria)
- Scogli delle Sirene – Campania
- Tarantella di Masaniello (trad. Napoli)
- Itaca – Grecia
- Yerakina (trad.)
- Isola dei Feaci – Albania
- Moy e Bukura More (trad.)
Ulisse, nel suo interminabile viaggio di ritorno verso Itaca, toccò molti Paesi del Mediterraneo: la Tracia, la Grecia, il Nordafrica, la Sicilia e le sue isole, la Sardegna, l’Italia, la penisola iberica. Un profugo, alla fine, perché tale era diventato da quando Poseidone si vendicò del trattamento che lui e i suoi compagni ebbero nei confronti di Polifemo. La chiave di lettura di tutte queste culture sorelle, nelle loro diversità idiomatiche e musicali, messe in comunicazione attraverso l’acqua, è che la musica unisce, la musica è terapeutica per quest’insana malattia tutta moderna di culture in guerra. Nel passato le influenze idiomatiche e musicali erano assai più penetranti, basti pensare alle lingue franche che i naviganti parlavano, e che erano spesso un lacerto di lingue ancora in evoluzione. Esistono varie composizioni musicali che utilizzano questi idiomi non codificati, una tra tutte il canto del XV secolo Ayo visto lo mapamundi, che peraltro esalta la bellezza della Sicilia. Le musiche, precedute dai versi dell’Odissea recitati da una attrice-cantante , si riferiscono alle areee geografiche dove si pensa sia approdato Ulisse nel suo viaggio fantastico descritto da Omero e sono il frutto di una ricerca musicologica sonora ed espressiva che si sviluppa in varie direzioni, attraverso un percorso che unisce brani e strumenti antichi europei a strumenti tradizionali di altre culture mediterranee. Questa mescolanza armoniosa, che è metafora di integrazione culturale, viene proposta nell’ottica in cui solo attraverso la conoscenza e il rispetto delle culture diverse si può davvero costruire un punto di incontro ed un’atmosfera di pace e solidarietà tra i popoli. musica e parole, attraverso la durata sempre in divenire delle città del Mediterraneo, slargano l’orizzonte del nostro pensare e del nostro sentire e, nella mescolanza di generi e culture, ci invitano ad abitare un mondo di generosa fratellanza.