Commedia storica di Pier Francesco Pingitore
Chi era in realtà Nerone? Un pazzo sanguinario, che esercitava il suo potere per compiere impunito orrendi misfatti, convinto oltretutto d’essere un grande artista? O la vittima della più grande mistificazione storica, sognatore e megalomane, ma non privo di una sua grandezza?
E Petronio, grande scrittore e amico di Nerone, era poi così innocente quando fu costretto a togliersi la vita? E qual’ è la funzione di un intellettuale, ieri ma anche oggi, al cospetto del Potere?
La commedia che li vede entrambi protagonisti ha per scenario la Roma degli Anni Sessanta dopo Cristo, poco dopo il grane incendio che la semidistrusse, e di cui furono accusati, ma senza prove, tanto Nerone stesso quanto gli aderenti a una piccola setta, allora semiclandestina: i Cristiani.
Nella finzione scenica, troviamo Nerone e Petronio a cena per l’ultima volta, in un’ambientazione storica adeguata. I due “amici” rievocano le imprese, le burle, le dispute filosofiche, gli amori vissuti insieme. E sfatano anche alcuni luoghi comuni.
Petronio è stato l’“arbiter elegantiarum”. Ha scritto il più bel romanzo satirico dell’antichità: il Satyricon…
Nerone, l’imperatore artista, che forse ha bruciato Roma… O forse no, è solo vittima di tante calunnie…
Sdraiati sui triclini di quell’ultima cena, mentre vanno e vengono schiavi, danzatrici, amanti, l’Imperatore e il suo geniale amico e consigliere passano in rassegna le tappe fondamentali della loro vita. Vite inimitabili, le loro, così piene e vissute, da provocare in ambedue un senso di sazietà…
Ma non è un incontro meramente conviviale. Si avverte nei toni che va prendendo il dialogo fra i due, qualcosa di ambiguo, di sottilmente minaccioso.
La conversazione si fa ora allegra, ora aspra, ora malinconica, ora buffa… Inframmezzata da canti, balli, suoni… Talvolta ha i toni della disputa, tal’altra del pettegolezzo, della complicità, del sarcasmo. Sempre al limite di qualcosa di irrimediabile che sta per avvenire.
Passa Poppea, la donna bellissima che Nerone ha voluto a tutti i costi e di cui già appare sazio. Al punto di pensare di ucciderla. Se prima non sarà Poppea a uccidere lui…
S’intravedono pugnali, coppe di veleno, e un misterioso personaggio che porta a pochi passi da Nerone, il soffio della congiura e della morte.
Petronio e Nerone possono anche sembrare due bontemponi, ma sia l’uno che l’altro sanno che la fine della cena non sarà una fine qualunque. Quella è l’ultima cena della loro spensieratezza, della loro leggerezza, della loro amicizia… Per uno di loro sarà anche la fine della vita.
Infatti, al termine del banchetto, Nerone scopre le carte, ha saputo che Petronio è coinvolto nel complotto contro l’Imperatore, e gli comanda di aprirsi le vene. E di lasciarsi morire.
E Petronio, con stoico distacco, ubbidisce.
I posteri diranno che Petronio si è ucciso perché effettivamente coinvolto nella congiura di Gaio Calpurnio Pisone contro Nerone. Ma la verità forse è un’altra. Petronio ha fatto il suo tempo. Non diverte Nerone e non si diverte più. Andrà oltre, al di là, per esplorare una nuova oscura dimensione…
E Nerone presto lo seguirà. Anche lui ha fatto il suo tempo.