LA TRAVIATA
Melodramma in tre atti di Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria Piave
Violetta (soprano): Renata Campanella
Alfredo Germont (tenore): Max Jota
Giorgio Germont (baritono): Marzio Giossi
Flora (soprano): Anna Malavasi
Annina (soprano): Elena Rapita
Gastone (tenore): Giacomo Gandaglia
Dottore di Grenvil (basso): Massimiliano Catellani
Marchese d’Obigny (baritono): Raffaello Bellavista
Barone Duphol (baritono): Lorenzo Barbieri
Coro dell’Opera di Parma
Maestro del Coro Emiliano Esposito
Orchestra Sinfonica delle Terre Verdiane
Maestro Concertatore e Direttore: Stefano Giaroli
Regia: Alessandro Brachetti
Scenografie e Costumi: Arte Scenica di Reggio Emilia
Assistente ai Costumi: Claudia Lusuardi
Capo Squadra Tecnica: Gabriele Sassi
Coordinamento Musicale: Carlotta Arata
Maestro alle Luci: Marco Ogliosi
Segreteria di Produzione: Elena Cattani
La Traviata è un’opera in tre atti di Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria Piave. È basata su La signora delle camelie, opera teatrale di Alexandre Dumas (figlio), che lo stesso autore trasse dal suo precedente omonimo romanzo. Viene considerata parte di una cosiddetta “trilogia popolare” di Verdi, assieme a Il trovatore e a Rigoletto. Fu in parte composta nella villa degli editori Ricordi a Cadenabbia, sul lago di Como. La prima rappresentazione avvenne al Teatro La Fenice il 6 marzo 1853 ma, a causa forse di interpreti carenti e – probabilmente – per il soggetto allora considerato scabroso, non si rivelò il successo che il suo autore si attendeva[1]; fu ripresa il 6 maggio dell’anno successivo a Venezia al Teatro San Benedetto in una versione rielaborata e con interpreti più validi, come Maria Spezia Aldighieri e finalmente, diretta dal compositore, riscosse il meritato successo. A causa della critica alla società borghese, l’opera, nei teatri di Firenze, Bologna, Parma (10 gennaio 1855 nel Teatro Regio di Parma come Violetta), Napoli e Roma, fu rimaneggiata dalla censura e messa in scena con alcuni pezzi totalmente stravolti. Sempre per sfuggire alla censura, l’opera dovette essere spostata come ambientazione cronologica dal XIX al XVIII secolo. Per le rivoluzionarie e scabrose tematiche trattate, la perfezione melodica e l’asciuttezza ed efficacia delle orchestrazioni, l’opera è considerata uno dei capolavori di Verdi ed una delle più grandi opere mai scritte; secondo i dati pubblicati da Operabase nel 2013 è l’opera più rappresentata al mondo nelle ultime cinque stagioni, con 629 recite.