Elaborazione drammaturgica da Medea di Euripide
di e con Elisabetta Femiano
Regia Danilo Proia
Scene e costumi Marco Leonzio
Organizzazione Stefano De Leonardis
Uno spazio vuoto…Una donna… Il suo silenzio…Una donna che ha molti secoli…Una donna nel buio…Un mito.
Il mito di Medea.
Siamo partiti dai titoli di giornale per riscoprire che i figli nella nostra contemporaneità subiscono ancora l’orrore della morte inflitta dalle madri. E’ stato proprio questo orrore che ci ha costretti a trovare una via per tentare di capire il senso di queste terribili morti e con esso anche la paura di esserne coinvolti. Questa, come sapete, è la storia di una donna che non esita a sacrificare i propri figli sull’altare di un amore tradito. Facile sarebbe giudicarla, ripudiarla ma, in un angolo inaccessibile della natura umana si potrebbe celare una Medea. Certamente una donna da non imitare.
Dunque questo il senso antico e moralistico di una tragica favola per adulti? Nessuno di noi può dire se sia mai esistita Medea così come ce la raccontano i grandi autori che nel passato hanno affrontato il tema, ma sicuramente questa tipologia di donna e gli atti che compie esiste.
Credo che guardando il mito muoversi sulla scena noi guardiamo noi stessi i nostri difetti, i pensieri aberranti, e i fatti spregevoli che tutti noi compiamo. Noi la chiamiamo analisi, analisi del tipo, analisi tipologica, ma chi può analizzare se stesso senza una guida, senza qualcuno che ci osserva e ci stimola ad osservarci? Ecco allora il teatro che mostra senza pudore chi siamo e quei fatti mostrati spudoratamente in scena, diventano simbolo per l’umanità .
L’attore che nudo mostra l’essenza del mito ne diventa il simbolo, e il pubblico collabora a questa realizzazione compartecipando con l’emozione a questa trama che si snoda nell’arco di una notte. In scena anche un musicista.
Ingresso gratuito